l' 8 settembre del '43 | ||
Mio nonno materno Luigi era stato chiamato alle armi nel 1940, molto
giovane, era del 1923, e destinato
a Roma
in un reparto speciale che lui chiamava
"lancia
fiamme". Tra i suoi commilitoni
c'era
anche un personaggio dello spettacolo,
un
attore, si chiamava Rossano Brazzi
ed è diventato
famoso per aver recitato nel film "Via
col vento" (abbiamo ancora una
sua foto
con autografo). Da quando era partito non aveva ancora avuto la possibilità di tornare in congedo da casa, era 3 anni che non vedeva la sua famiglia, e quando hanno chiesto se c'era qualcuno che conosceva la strada per arrivare alla polveriera di Solaro (dove attualmente ha sede il Parco delle Groane), lui è "saltato su come un grillo". Mentre la carovana di camion militari e piena di soldati era quasi arrivata da Roma alla polveriera, per radio annunciavano l'Armistizio e la fine della guerra per l'Italia. In quel momento il suo capitano ha capito cosa stava succedendo e ha guidato con l'aiuto di mio nonno l'intera carovana a rifugiarsi sulle montagne del comasco, era l'8 settembre del 1943. Da quel giorno fino alla fine della guerra divenne un partigiano. Il mio nonno paterno Florindo era del 1922, ed era in addestramento a Rivoli Torinese pronto ormai per partire per il fronte, quando la mattina dell'8 settembre del 1943 lui e i suoi camerati si sono svegliati più tardi del solito e senza tromba, si sono guardati intorno per capire quello che stava accadendo: i cancelli erano spalancati, non c'era nessuno a guardia, non c'era nessuno dei soldati di grado superiore, nessun comandante … Evidentemente avevano capito la situazione e se ne erano subito andati via. Tra tutti, il nonno era uno dei pochi che era almeno andato a scuola, aveva studiato e aveva il diploma di ragioneria. Appena arrivato in caserma aveva fatto il corso per sottoufficiale di complemento ed era diventato caporal-maggiore. Ciò nonostante era comunque un ragazzo giovane come tutti gli altri e nessuno sapeva come comportarsi, c'era chi voleva andarsene e chi voleva restare perché aveva paura che l'allontanarsi dalla caserma sarebbe stato considerato una diserzione punibile con la fucilazione. Mio nonno scappò, ma poco dopo si accorse che tutti i tedeschi erano alla ricerca di questi soldati "sbandati" per arruolarli o farli prigionieri. Capì che li avrebbero mandati in Germania nei campi di concentramento o uccisi come traditori. La loro patria li aveva abbandonati a sé stessi. La gente li aiutava come poteva, cercava di nasconderli, dare dei vestiti che non fossero le uniformi. A mio nonno un cameriere regalò una giacca bianca e una donna un paio di pantaloni neri del marito. "Sembravo un gerarca fascista" diceva, e comunque era troppo facile riconoscere un ragazzo di vent'anni che era ovviamente scappato dal servizio militare. Riuscì a salire sul treno che portava a Milano, viaggiando sul tetto del treno e pregando ad ogni controllo che non lo scoprissero. Quando arrivò in piazzale Maciachini, a poche centinaia di metri dalla casa dei suoi genitori, in via Paolo Bassi, 22, vista Milano piena di tedeschi, decise che era meglio rinunciare e raggiungere gli altri parenti in Brianza. Salì su un tram, salirono anche dei tedeschi per controllare, e protetto dalla gente riuscì ad uscire da un finestrino e a salire sul tetto. Quando fu in campagna scese dal tram e andò da due cugini presso i quali aveva trascorso buona parte dell'infanzia e lì rimase fino alla fine della guerra. In quel periodo aiutava i parenti e gli amici lavorando i campi, e a volte passavano convogli di fascisti o di tedeschi e allora bisognava scappare e nascondersi. |
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La Resistenza MariaPaola Colombo - classe III A - esame di licenza media - anno scolastico 2006/2007 - |
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